Filiera della moda e conseguenze del Covid. Ecco come abbiamo reagito

Una delle aziende di riferimento nella verniciatura cataforetica di accessori moda. Tre anni di crescita costante, investimenti avviati da tempo e poi l’effetto della Pandemia. Come ci si adatta al cambiamento? Questa l’esperienza di Tecnomet, tra coraggio e consapevolezza.
La storia di Tecnomet è quella di un’azienda toscana cresciuta poggiando su due basi complementari: le capacità artigianali del proprio team e l’organizzazione industriale. Artigiani 4.0, come si definiscono loro. Nati venti anni fa, operano nella filiera della moda per brand italiani ed esteri, offrendo un servizio che unisce controllo qualità scrupoloso (e scientifico, grazie al laboratorio interno) a grande velocità di risposta. Ogni ciclo di lavoro dura in media 2,7 giorni, il che vuol dire magazzino zero: l’organizzazione messa a punto fa in modo che i pezzi provenienti dalle griffe entrino in lavorazione nell’arco di poche ore.

In altri termini un ingranaggio rodato alla perfezione che ha dato vita a una crescita notevole e costante nell’arco degli ultimi anni. Crescita che quest’anno ha incocciato le conseguenze del Covid19, subendo una frenata a causa del rallentamento generalizzato del settore moda. Riduzione dei volumi, dilatazione dei tempi e un effetto a piogga che si è riversato su tutta la filiera.

Ma come si reagisce a tutto ciò? Ne abbiamo parlato con Fabio Panico, vicentino di nascita ma aretino di adozione, fondatore e amministratore di Tecnomet srl, anche per avere una testimonianza diretta di chi ha dovuto compiere scelte complesse e strategiche. E che oggi è in grado di fare una prima analisi generale.

“La reazione alla Pandemia e ai suoi effetti sul nostro mercato è stata divisa in tre fasi: iniziale paura, poi consapevolezza e infine reazione. La paura è la diretta conseguenza di un fenomeno sconosciuto che ci ha colti, come azienda, in una fase in cui ci eravamo organizzati per proseguire la nostra crescita. Investimenti già avviati, crescita del numero di collaboratori per rispondere ai volumi che, da più di tre anni, continuavano ad aumentare, percorso ben tracciato e definito”.

Come avete reagito alla paura?
“Abbiamo dovuto rivedere tutto quanto. Consapevolezza poi, ovvero presa di coscienza e capacità di pensare partendo da uno scenario completamente nuovo. Abbiamo usato al meglio la cassa integrazione, abbiamo rischedulato e riscadenzato gli investimenti e ci siamo riprogrammati. Questa la reazione, cercando di puntare al massimo sui servizi che ci differenziano. Non potendo contare su una crescita immediata abbiamo scelto di provare ad acquisire nuovi clienti, in modo da aumentare il porfolio e farci trovare pronti quando tutto sarà finito”.

E come si fa ad acquisire nuovi clienti in un contesto come quello attuale?
“Facendo leva su ciò che credi di saper fare meglio degli altri o in modo più immediato. Nel nostro caso spingendo tanto sul nostro laboratorio interno, Tecknolab, sul quale abbiamo investito tanto negli anni scorsi. Un laboratorio interno che certifica la qualità delle lavorazioni e offre analisi personalizzate su richiesta dei brand è un elemento chiave, dà sicurezza sul livello delle lavorazioni e permette di usufruire di un servizio che va bene oltre la semplice produzione. Poi rispondendo con la massima flessibilità e celerità ad ogni richiesta. I volumi di lavoro sono diminuiti ma sono aumentare le urgenze, per questo ci siamo strutturati – in buona parte lo eravamo già – per offrire risposte immediate. I nostri furgoni, tanto per fare un esempio, hanno continuato a garantire le consegne immediate di tutti i pezzi durante il lockdown e in ogni fase di questa Pandemia”.

Il risultato di queste scelte?
“Quello sperato: abbiamo aumentato il nostro porfolio clienti. Una dinamica che non si è tradotta in una crescita del fatturato, come sapevamo bene, ma in un’implementazione del parco clienti. Ci hanno cercato nuovi brand per servizi specifici o, appunto, per urgenze alle quali non sapevano come rispondere. Questi contatti sono il patrimonio più importante che abbiamo coltivato, grazie proprio alla capacità che abbiamo avuto di fare qualcosa di diverso, di più innovativo. Un risultato che ci dà fiducia, perché sappiamo che è il modo migliore per farsi trovare pronti per la ripartenza”.

Può citare un aspetto che più degli altri ha fatto la differenza?
“Mi viene in mente un lavoro di ricerca che abbiamo accelerato proprio durante la Pandemia e che ci ha portato a definire con precisione, per il cliente, lo spessore dello strato di vernice applicato, un po’ come avviene in galvanica. Ma non solo. Abbiamo anche messo a punto un processo che unisce galvanizzazione dell’accessorio e verniciatura, riducendo enormemente lo strato di metallo necessario ma garantendo le stesse performance di durata e resistenza grazie alla cataforesi. Tutto ciò si traduce in un notevole risparmio di risorse per il brand a parità di resistenza e durata nel tempo. E il mix di risparmio e garanzia di qualità è ciò che adesso viene più apprezzato”.

La risposta quindi sta nella capacità d’innovare? Anche in un settore come quello della verniciatura cataforetica?
“Direi che la risposta sta nel livello dei servizi offerti, non solo nella qualità delle lavorazioni. La capacità di risolvere i problemi dei committenti, o di prevenirli, è decisiva: riduce gli scarti e i tempi di lavoro, oltre a garantire un miglior risultato finale. Su questo abbiamo sempre creduto, non solo in questo momento storico. Poi c’è l’aspetto green e la sostenibilità che è sempre più decisivo per le case di moda. Noi da questo punto di vista abbiamo spinto ulteriormente rispetto a quanto già fatto nei mesi scorsi, investendo su vernici nichel free e senza allergeni”.

Come pensi che il Covid cambierà, se lo cambierà, il settore moda, la sua filiera e le sue dinamiche?
“In cuor mio spero che tutto torni come prima. Intendo la possibilità di avere contatti diretti con i clienti, la possibilità di confrontarsi faccia a faccia sulle soluzioni, sui campioni o sulle lavorazioni possibili. Può darsi che, da un punto di vista commerciale, certe dinamiche restino – penso alle call, all’uso degli strumenti digitali – ma ritengo anche che il tanto auspicato effetto rimbalzo possa esserci anche nelle abitudini e nella voglia di tornare alle abitudini che abbiamo lasciato ormai da qualche tempo”.